Più che di “invenzioni” iperboliche, c’è da continuare e concludere il lavoro fatto negli ultimi cinque anni. E’ la sintesi del messaggio del sindaco, Fabrizio Ciarapica, alla presentazione della lista “Civitanova Unica” che va a sostegno della sua riconferma il prossimo 12 giugno. Sì, perchè con un cambio a Palazzo Sforza si ricomincerebbe da zero e dopo quello che hanno detto alcuni candidati su Regione e Governo… Il vantaggio di aver creato rapporti stabili (e proficui, in tema di finanziamenti) con le istituzioni “centrali” si trasforma giocoforza in un vantaggio elettorale, specie quando personaggi di rilievo, come è nel caso di Alfredo Perugini, “ritornano alla base” dopo aver sperimentato in prima persona le difficoltà degli altri candidati di dare un’amalgama alle troppe voci di cui sono piene le loro liste. L’amalgama, a differenza di quanto affermò il presidente del Catania calcio Massimino pensando che fosse un giocatore, non si può comprare.
Crediamo che Ciarapica, visto gli autogol clamorosi dei suoi avversari, spesso costretti a rimangiarsi le parole su polveroni creati da loro stessi, dalla rete ciclabile urbana all’assistenza dei più sfortunati, settori che l’attuale amministrazione ha già avviato e programmato, o a polemiche di cui non si capisce bene la finalità (quella sulle giostre, quando tutti sanno il futuro del Varco al Mare, le direttive sono quelle del progetto del Politecnico di Milano), pensi a una campagna elettorale pragmatica. Se la sinistra, per esempio, ripete all’infinito il mantra del programma condiviso, il sindaco presenta, come ha fatto oggi, già da subito le varie anime politiche e della società civile già integrate e con molti candidati donne.
Se continuerà così e seguiranno a far sembrare la campagna elettorale sempre più il Festival dei Talenti che vorrebbe Morgoni (un’abnorme quantità di candidature, un grande spreco delle energie a parlare di tutto, compresi i campi di padel e del gelato a scuola, ma non di cose fondamentali come il futuro del Porto o di quello di Civitanova Alta), alla fine la moderazione e appunto il pragmatismo potrebbero avere la meglio, come ci insegna la storia politica del nostro Paese.