Sì alla pena di morte per i crimini più gravi. Le parole del premier polacco sconvolgono l’Europa

Nonostante la Polonia l’abbia abolita nel 1997, il primo ministro, Mateusz Morawiecki, più chiaro di così non poteva essere. “A mio parere, la pena di morte dovrebbe essere ammessa per i crimini più gravi” ha detto, dimenticandosi forse che dieci anni fa il suo Paese ha ratificato un protocollo della Convenzione europea dei diritti umani che la abolisce totalmente. Morawiecki ha aggiunto di non essere d’accordo, lui cattolico praticante, con la posizione della Chiesa al riguardo, che è ovviamente di opposizione alla pena capitale.

L’abolizione della pena di morte è, secondo il premier, “una invenzione prematura”. L’opposizione è insorta: “Parole che sono sintomi dei regimi autoritari”. Sono poi arrivate le smentite, mentre le agenzie di stampa di tutto il mondo battevano la notizia: canali governativi hanno specificato che la revisione di quelle decisioni prese 25 anni fa “non fa parte dell’agenda”. Quella di Morawiecki è verosimilmente, nonostante la gravità delle affermazioni, una mossa elettorale (si andrà alle urne in autunno) per poter fidelizzare il voto degli ultraconservatori.

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