La notizia che non ci aspettavamo è arrivata, gelandoci i cuori e ravvivando i ricordi, nel mezzo della partita più attesa dell’anno, il derby con la Ternana. Ilario Castagner, il “faber” del Perugia dei Miracoli, se n’è andato. L’applauso infinito dello stadio alle 17 sembrava il suono di diecimila lacrime.
Ilario lassù incontrerà Renato Curi, morto proprio su questo prato nel ’77 a soli 24 anni, “il Tigre” Antonio Ceccarini, il terzino di Sant’Angelo in Vado che fermò con la tigna tutti i campioni di serie A che passavano dalle sue parti, e il suo più grande ammiratore, mio padre, e finalmente potranno parlare di quel Perugia imbattuto del 1978-79, trenta partite senza l’onta della sconfitta, un secondo posto che grida vendetta, perchè quella (Malizia, Nappi, Ceccarini, Frosio, Della Martira, Dal Fiume, Bagni, Butti, Casarsa, Vannini, Speggiorin) era senza dubbio la squadra più forte del campionato.
Poi sono arrivate Juventus e Milan a fare un’intero campionato da imbattutte, ma i primi sono stati i ragazzi di Ilario. La provincia al potere. Il calcio dal volto pulito che faceva parlare il mondo. Nessuno può cancellare quella Storia. Nessuno può portarci via ricordi ed emozioni.
E ieri, quando sullo stadio e la curva nord lentamente stava svanendo la luce, quasi che qualcuno stesse spegnendo l’interruttore dopo la tragica notizia, Fabrizio Castori, al rientro in campo dopo lo zero a zero del primo tempo, continuava a sbracciarsi e ad animare i suoi giocatori in maglia rossa. Su, all’assalto delle Fere ternane. Avanti, senza paura, con coraggio (e saggezza) come avrebbe voluto Ilario. Avanti, con la grinta che da sempre contraddistingue il Grifo.
All’improvviso, ultimo miracolo di quel Perugia che fu, i suoi ragazzi hanno segnato il primo gol, con Luperini, il secondo con Santoro, il terzo ancora con Luperini che ha scartato tutti e tirato a porta vuota con la forza che serve a scacciare via le paure. Il metodo Castori, che a Perugia cominciano a capire dopo qualche esitazione iniziale, ha annientato gli avversari. Chapeau, Fabrizio.
Con gli amici di sempre Luigino e Roberto è stato poi un lungo abbraccio. In un semplice gesto abbiamo unito ciò che siamo stati e ciò che saremo, saldato passato e futuro. Perchè le cose scintillanti, come quel Perugia di cinquant’anni fa, non muoiono mai.