(articolo di Maurizio Verdenelli) – L’aveva visto al centro dell’attacco del Legnano ed aveva subito compreso che quel ragazzo di Vittorio Veneto avrebbe fatto al caso suo. Che poi era il Perugia. Intuizione, al solito, vincente. Tuttavia il ‘sor’ Guido non avrebbe mai pensato che la ‘carta Castagner’ avrebbe sbancato il banco del futuro calcistico di una città che aveva gia’ adottato – e lo sarebbe stato per sempre – lui stesso, Mazzetti da Bologna che il calcio italiano da nord a sud, in particolare passando per S.Benedetto del Tronto, con merito onora.
La vicenda nel capoluogo umbro ha inizio nel 1961. Calcio? Sì, mai sopra della serie C. Il ragazzo dai capelli rossicci, Ilario da Vittorio Veneto (a Fabriano conobbi anni fa un suo cugino celebre produttore di grappa, unica a 36 gradi) piace. Smuove il tifoso perugino, per tradizione distaccato e snob. Gol in buon numero, anzi ottimo, griffati dal ragazzo che veniva dalla città-simbolo della prima guerra mondiale. Simbolo vittorioso. In tre campionati, 84 partite: 33 reti. Ricordo che noi ragazzi, il lunedì mattina, ci si interessava piu’ allo score del n.9 dei Grifoni, che quasi al risultato finale: “Sì, vabbè, ma Castagner ha segnato”. E al terzo campionato, l’obiettivo fu raggiunto. Capo cannoniere con 17 gol. Tre anni dopo, la lunga sfida con la Maceratese avrebbero fatto dimenticare l’epopea del ragazzo veneto. Che piaciuto a mister Corrado Viciani (il profeta ternano del ‘gioco corto’) era tornato al Nord per esserne il vice a Bergamo. E all’Atalanta era restato allenatore delle Giovanili.
E qui, nel nome dell’antica amicizia, a margine di una Atalanta-Perugia, negli spogliatoi aveva incrociato l’inviato del Messaggero, Lanfranco Ponziani. Erano i primi anni 70 (forse l’inizio del 74). Lanfranco, mio compagno di scuola al Classico ‘Mariotti’, aveva la generosità e la qualità del talent scout. Nel ’73 mi aveva convinto a lasciare La Nazione per il giornale romano. L’anno dopo fu artefice, con Silvano Ramaccioni, dell’arrivo al Perugia di Castagner. Che, quella volta negli spogliatoi bergamaschi, gli aveva confidato il suo credo calcistico. In pratica il New Deal del ‘Perugia dei miracoli’ che la nobile storia del Grifo ci tramanda.
Fu un lungo percorso, tuttavia: una faticosa tela di ragno intessuta da Silvano&Lanfranco.
Fu una serata di domenica che finalmente si giunse a conclusione. Ponziani scese con me le scale del palazzo che allora ospitava ‘Il Messaggero’ in corso Vannucci. Da piazza IV Novembre, dalla semi-oscurità, ecco avvicinarsi lentamente l’auto sportiva di Ramaccioni. Poi fermarsi alla nostra altezza, in corrispondenza dell’Hotel Posta. Lanfranco gli si avvicinò. Poche parole. “E’ fatta!”. Da Bergamo il dirigente recava la lieta novella e il contratto di ‘mister’ Ilario. Una leggenda che iniziò subito. Cui contribuì il maceratese di Potenza Picena, Nello Malizia, che blindò’ fino all’82 la porta dei Grifoni. Sul Messaggero titolai su 9 colonne: Perugia Rischiatutto (prendendo a prestito il popolare quiz di Mike Bongiorno). Pensavo di aver esagerato in ottimismo. Tanto che Maurizio Barendson, n.1 dei giornalisti Rai, ospite d’onore al carnevale del ’75 della Festa Biancorossa al Grande Albergo Brufani, gelò con una predizione da incubo Castagner e noi cronisti locali resi allupati dal primo seppur temporanei posto in classifica: “Perugia in A? Avete mai visto fare l’uovo da un gallo?!”.
Predizione errata. Totalmente. Il gallo, anzi il Grifone depose un gigantesco uovo. E la città s’impavesò con i colori del ‘Perugia dei miracoli’. Li ho ancora negli occhi a 48 anni di distanza.
I ‘ragazzi del mito’ attorno ad Ilario, diventato perugino per sempre come Mazzetti che l’aveva voluto per la prima volta all’ombra dello stadio Santa Giuliana (che contiene pure tanta parte della leggenda Maceratese) si incontravano talvolta nella luce e nella suggestione di una vicenda di una città strappata tout court ad un destino di ‘provinciale’. Una delle più commosse è stata, alcuni anni, per la presentazione del libro che Guglielmo Mazzetti ha dedicato al suo grande genitore: ‘Il sor Guido Mazzetti’.
Fu un pomeriggio commovente, anche perchè gli dei del calcio non dimenticano i patres. (in copertina: il Grande Perugia alla Sala dei Notari, Palazzo dei Priori)