C’è il pericolo di nuovi anni di piombo?

(articolo di Maurizio Petrocchi) – Uno warning per quanto riguarda la minaccia dei movimenti di estrema sinistra per il paese nel corso del 2023 giunge dalle analisi degli 007 di casa nostra, i quali ritengono il pericolo anarcoinsurrezionalista concreto e vitale.

Gli ambienti anarchici, fatte le dovute distinzioni in relazione alla sua polverizzazione e diversificazione, quanto a obiettivi e modalità operative si è dispiegato principalmente su due direttrici tematiche, afferenti all’antimilitarismo e alla lotta alla “repressione”, di volta in volta connesse anche agli altri, tradizionali fronti dell’opposizione al progresso tecnologico e alle nocività ambientali.

L’attivismo “contro la guerra”, strumentalmente alimentato dalla lettura libertaria degli eventi bellici in Ucraina, ha visto gli anarchici impegnati nel riproporre appelli ad attivarsi contro strutture, aziende, istituti bancari ed enti di ricerca, pubblici e privati, riferibili a vario titolo al comparto della difesa e della tecnologia militare, anche mediante circostanziate opere d’individuazione sul territorio dei relativi target da colpire.

Significativo, al riguardo, è apparso il plico esplosivo, non deflagrato, inviato il 27 giugno alla sede generale romana di Leonardo S.p.A., rivendicato in rete con esaltazioni alla prassi insurrezionale e con accuse a coloro che “si arricchiscono con la guerra”.

La lotta alla “repressione” ha, invece, registrato nuovo slancio sulla scia dei diversi pronunciamenti giudiziari emessi nel corso dell’anno a carico di militanti anarchici e, soprattutto, in relazione all’applicazione del regime carcerario del 41bis al leader della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) Alfredo Cospito, da ottobre in sciopero della fame.

Oltre a numerosi presidi nei pressi di penitenziari e palazzi giudiziari e cortei in centri cittadini, scanditi, in diverse occasioni, da episodi di vandalismo e momenti di tensione con le Forze dell’ordine, l’evento ha poi dato avvio a una veemente mobilitazione, sostenuta e animata da numerose sigle, italiane ed estere, che si rifanno, per metodiche operative, alla parabola eversivo-terroristica della FAI/FRI.

L’eco della “solidarietà rivoluzionaria” per il noto esponente anarchico detenuto in Italia si è, infatti, repentinamente irradiato anche al di fuori dei confini nazionali, con molteplici sortite in vari Paesi europei, in Sud America e negli Stati Uniti. Uno scenario che ha avvalorato valutazioni d’intelligence circa l’estensione e l’intensità dei collegamenti internazionali anarco-insurrezionalisti in grado di agire da moltiplicatore delle capacità offensive, non solo in conseguenza dell’effetto aggregante e amplificatorio della rete, ma anche grazie alla rilevata mobilità di militanti anarchici da un Paese all’altro in un’ottica di reciproco supporto in occasione d’iniziative propagandistiche e mobilitative, specie lungo l’asse euro-mediterraneo dell’anarchismo tra Spagna, Italia e Grecia, storicamente contraddistinto da importanti contatti d’area.

È questo il clima che ha dato spunto all’attentato incendiario compiuto ad Atene, nella notte del 2 dicembre, ai danni dell’autovettura privata di una rappresentante diplomatica italiana, rivendicato in lingua greca sul web, in solidarietà a Cospito, dall’evocativa sigla “Nuclei di Vendetta Carlo Giuliani”. 

Energico è anche l’attivismo di quelle componenti che “sulla piazza” fanno da sponda alle attivazioni operative, tentando di cogliere in tempo segnali di progettualità sobillatrici dirette a inquinare e radicalizzare specifici temi e mobilitazioni in atto sul territorio. È il caso, ad esempio, delle varie campagne locali contro la presenza d’infrastrutture militari e in opposizione alle c.d. “grandi opere” che, come di consueto, hanno rappresentato, per quell’area grigia del “movimentismo” libertario, terreni di sperimentazione di tattiche d’infiltrazione e di pratiche radicali di protesta, potenzialmente suscettibili di essere riprodotte anche in altri ambiti di contestazione. 

Altrettanta preoccupazione proviene dai circuiti marxisti-leninisti dove, pur non emergendo concreti segnali di una riattivazione operativa, si sono continuate a rilevare, in termini di studio e propaganda, velleità di riproposizione della passata esperienza brigatista. Realtà d’area, anche estere, hanno aderito alla già menzionata mobilitazione anarchica a sostegno di Alfredo Cospito, con iniziative dirette a richiamare l’attenzione pure sui “prigionieri politici” delle BR-PCC, anch’essi sottoposti al “carcere duro”.

Il conflitto russo-ucraino ha ravvivato pulsioni antimilitariste, caratterizzate, per tali settori, da marcate posizioni “internazionaliste” e anti-atlantiste e da una visione che denuncia la “tendenza alla guerra” come prosecuzione del “dominio capitalista”. Nel medesimo ambito tematico, il tradizionale attivismo in solidarietà ai popoli “vittime dell’imperialismo” ha seguitato a evidenziare un significativo impegno nel sostegno alla “resistenza” palestinese e curda, anche in collaborazione con omologhe reti internazionali.

Sul versante del mondo del lavoro, le tipiche interpretazioni in chiave di “contrapposizione di classe” delle dinamiche socio-economiche si sono nuovamente tradotte in tentativi d’inserimento, ricercando peraltro il supporto di altre compagini dell’antagonismo di sinistra e di collettivi studenteschi, in delicate vertenze occupazionali, al fine di favorire, sebbene con aspettative di lungo periodo, la trasposizione su un piano di militanza politico-ideologica delle specifiche rivendicazioni dei lavoratori. 

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