Il Sultano va al ballottaggio. Prove di cambiamento in Turchia

“A tutti noi è mancata la democrazia. Ci è mancato stare insieme, ci è mancato abbracciarci. Vedrete, la primavera tornerà in questo Paese se Dio vorrà e durerà per sempre”. Il leader dell’opposizione, Kemal Kiliçdaroglu, è assai soddisfatto del suo risultato al primo turno delle elezioni presidenziali turche: 44,4% contro il 49,4% di Recep Tayyip Erdogan (dati quasi definitivi) che così è costretto ad andare al ballottaggio.

Erdogan, il leader del Partito della Giustizia, ha cercato invano l’ennesima consacrazione popolare. E’ al potere dal 2003, anno in cui diventò premier, e come presidente dal 2014. L’eventuale vittoria di Kiliçdaroglu al ballottaggio sarebbe una rivoluzione che avrebbe ripercussioni importanti anche in Europa. Hanno pesato sul voto l’inflazione, che ha raggiunto quota 80%, e il devastante terremoto che ha colpito parte del Paese (dove molti non hanno potuto votare – tradizionalmente a favore di Erdogan – perchè sfollati).

La campagna elettorale era entrata “nel vivo” con gli arresti di molti professionisti tre settimane fa. Una operazione antiterrorismo, almeno ufficialmente, che aveva come obiettivo il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), da sempre inviso al regime. Ma in carcere erano finiti, con l’accusa di avere finanziato il Pkk, venti avvocati, cinque giornalisti, tre attori teatrali, un politico e dirigenti di varie ong.

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
On Key

Related Posts