(articolo di Maurizio Verdenelli) – Dante Cecchi, dopo il ricordo e l’intitolazione dell’Auditorium della BMB da parte della ‘sua’ Macerata, Ancona non dimentica un padre della patria culturale. “La sua storia – dice la consigliera regionale Anna Menghi – non si perderà certo. La Regione procederà ora alla terza ristampa del libro ‘L’avventura di un intellettuale nelle Marche del Novecento’ curato da Alberto Meriggi con 14 contributi di Grandi Firme che tanto successo ha ottenuto sia alla sua uscita (presentazione sold out sl teatro Lauro Rossi di Macerata) sia dopo. A dimostraziobe come il ‘Professore del sorriso’ sia rimasto nel cuore di tanti allievi e del territotio che ha pure servito come amministratore”.
‘Pater’ non solo culturale e mediatico – Dante Cecchi con la propria sconfinata cultura rese negli anni 60 notissimo il Maceratese a decine di milioni di telespettatori sull’allora canale unico Rai grazie al popolarissimo ‘Campanile sera’ condotto da Enzo Tortora ed Enza Sampo’. Ma rendendo, Cecchi, anche e soprattutto un servizio da perfetto allievo di San Giovanni Bosco (distinguendo frequentemente) anche in ruoli che per lui furono croci. Aderendo alla Dc ma tuttavia non alcuna delle sue molteplici correnti – caso straordinario, anzi nazionale- assumendo incarichi amministrativi ed assessorili. E quello pesante ed estraniante per lui, più di tutti gli altri: la presidenza della pur potentissima Cassa di Risparmio, la Fiat maceratese in quegli inizi degli anni 80 quando lontanissima o addirittura inverosimile appariva l’ipotesi di un qualsiasi default.

Il Professore – prima di liceo, poi d’Università – dai 230 titoli editoriali, dalle immortali commedie di un mondo locale che cambiava da rurale ad urbano, divenne ‘uomo di banca’ senza mai volerlo intimamente esserlo. Ci avrebbe pur pensato a far di conti il geniale direttore generale Enrico Panzacchi! Poi, sorprendendo Enrico e Dante ecco la congiura di alcuni ‘fidatissimi’, il fior fiore dei ‘colletti bianchi’ made in Carima. Ed ecco il buco (accertato) da 13 miliardi di lire. “Me ne vado, non sono un uomo per tutte le stagioni. Dico no a Bankitalia che vuole che rimanga per garantire fiducia, legalità e ripartenza. La Cassa non è stata intaccata, d’accordo, tanto è robusta: un minuscolo bruco non ha prodotto – puo’ averlo fatto – danni strutturali ad una mela tanto florida. Tuttavia occorre che le cose cambino” mi disse Cecchi tuttavia chiedendomi in quel momento riserbo sulla sua decisione e soprattutto su quelle dirompenti motivazioni.
Di questo e di altro ho parlato ieri nell’auditorium – senz’altro affollato seppure mancante di alcuni esponenti della Vecchia Macerata a dimostrazione che in fondo il Professore a quella consorteria non era mai appertenuto in vita nè a destra, nè a centro, nè a sinistra della Balena Bianca e della Politica tout court.

Apparteneva, Dante, alla Macerata con il futuro negli occhi e l’orgoglio d’essere il capoluogo di una Terra nobile ed antica.
Ricordo a questo proposito un’intervista in Rai. Un importante conduttore aveva raccolto noi ‘prime firme’ di questa città, ognuno per la propria categoria d’appartenenza. Ci chiese in conclusione, il conduttore, perchè ci piacesse Macerata. E Cecchi: “Mi piace perchè chi è davanti, la strada se la cape”. Intendendo in quel caso da commediografo, che chi ha qualità, talento le può far valere. E fece l’esempio del carettiere che in via don Minzoni, un giorno aveva visto, era riuscito a tener dietro di sè una velocissima auto sportiva per non perdere una preziosa precedenza. Altri tempi ma belli da sognare. Good bye Professore!