Quei “40 cappotti e un bottone” che si salvarono dagli aguzzini. Una storia vera scritta magistralmente da Sciapeconi

Si scrive per esorcizzare la paura, in tempi bui come gli attuali, ma anche per gridare al mondo che solo il ricordo evita la ripetizione all’infinito di quel dolore. Con “40 cappotti e un bottone” (edizioni Piemme) Ivan Scapeconi ha il pregio di raccontarci una storia vera, quella di quaranta ragazzi ebrei che sono costretti di colpo a diventare grandi nell’estate del 1942. Fuggiti dalla Germania nazista e dopo un’odissea attraverso Croazia e Slovenia, giungono a Nonantola. Là c’è Villa Emma, che diverrà la casa di questi sfortunati ragazzi, terminale di attenzioni e solidarietà della cittadina modenese, fino a che, con l’8 settembre, non saranno costretti a fuggire ancora una volta e rimettersi in salvo in Svizzera. Ci riusciranno. Si scrive per senso innato della giustizia, per dare dignità, a distanza di così tanto tempo ad angeli come Recha Freier, la donna che aiutò i nostri ragazzi a evitare un destino tragico.

L’eroismo di Natan e Josko, i due piccoli protagonisti della storia già feriti dalla perdita delle famiglie, ricorda quello di Joseph e Maurice del celebre “Un sacchetto di biglie” di Joseph Joffo: anche loro costretti a fuggire dal male e a perdere l’innocenza dell’infanzia tra le pieghe crudeli della Storia. L’autore (maceratese, ma che da tempo vive e lavora a Modena) ha il merito di raccontarci una vicenda storica dimenticata con leggerezza e una scrittura che a volte sottolinea l’aspetto surreale degli eventi.

“40 cappotti e un bottone”, già venduto in tutto il mondo, ci ha ricordato scrittori imperdibili come il Bohumil Hrabal di “Treni strettamente sorvegliati” o, nella descrizione dell’assurdità della guerra, Heinrich Boll. Sciapeconi ha già pubblicato libri per ragazzi, da “Un dicembre rosso cuore” con Einaudi a “Come mettere il mondo a testa in giù” con Giunti. E’ per questo, per lo stile asciutto e incisivo della sua scrittura, che è un libro consigliato non solo agli adulti – affinchè mai dimentichino – ma anche ai giovani che vogliano conoscere come la Storia sia assurda ma preveda anche storie commoventi come questa.

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