Come si comporterà la Cina? Mentre Kiev riceve la prima dose di bombardamenti nei quartieri residenziali, il mondo guarda con preoccupazione a una possibile fornitura di armi alla Russia da parte del Paese asiatico. La Cina fa sapere, per bocca del ministro degli Esteri, Wang Yi, che “non fa parte della crisi, tanto meno vuole essere colpita dalle sanzioni”, quelle con cui l’Occidente ha già sanzionato Mosca. Ma le richieste di Putin alla Cina, secondo fonti americane, sarebbero precise: missili terra-aria, droni, veicoli corazzati, veicoli per la logistica ed equipaggiamento per l’intelligence: nel caso, è un coinvolgimento diretto piuttosto esplicito.

Kiev è ormai alle strette. Qualcosa non va, lo si è capito anche prima del ventesimo giorno dall’invasione, nell’esercito di Putin e nella campagna militare pensata originariamente come un semplice blitz. L’uso indiscriminato di missili anche contro obiettivi civili ne è la riprova. Di fronte al comportamento dei russi sino ad ora ha poco senso farsi la domanda: nelle capitale ucraina faranno come a Grozny? Il rischio di un “impaludamento” del conflitto e che Kiev si trasformi in una trappola mortale non solo per i cittadini rimasti ma anche per gli stessi russi è reale.

Intanto continuano a far piovere bombe (Kiev, secondo gli esperti, potrà “vivere” solo due settimane): un condominio di nove piani a Kiev, a Oblon, sempre a nord-ovest della città dove sembra si concentrino gli attacchi, è stato colpito causando due morti e feriti. Drammatica la situazione a Mariupol con oltre 2500 morti dall’inizio della guerra. Ormai è un conflitto anche di mercenari e di atrocità mai viste. Putin vuole l’Ucraina intera, oggi altri negoziati.

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