Calcio, arriva l’equità salariale. Nessuna differenza tra nazionale maschile e femminile

Ma è giusto l’Equal Pay? Il “giorno importante che ci mette all’avanguardia nel calcio mondiale” come lo chiama il presidente della Federcalcio spagnola, Luis Rubiales (“dimostrato con i fatti” sottolinea la capitana della nazionale, Irene Paredes), non mette d’accordo tutti. Perchè conquistare la parità salariale – un atto giusto in tutti i lavori – poco si applica al calcio e a quello che viene definito star system.

I giocatori più pagati, in genere, sono quelli che hanno o portano più sponsors o comunque hanno una unicità che permette loro di guadagnare più di altri. D’altro canto appare meritorio che non si facciano differenze tra sessi, come hanno già stabilito Stati Uniti e in parte Norvegia, Nuova Zelanda e Olanda. L’Equity Pay, in sostanza, è giusto per ciò che livella, ma chi lo contesta fa riferimento al merito e all’imparzialità totale dell’accordo di 5 anni: stessi bonus tra nazionale maschile e femminile, stessi ricavi dai diritti d’immagine. 

Se poi, come succede negli Stati Uniti, a differenza di tanti Paesi nel mondo, a livello di nazionali vincono più le donne degli uomini, questo è un’altra questione. Ma è sulla qualità differente dei “servizi” (atletici, calcistici, sportivi) che i detrattori dell’accordo fanno leva. In ogni caso, da oggi è parità e poco potranno opinare.

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
On Key

Related Posts