Ma davvero la Russia riuscirà a disunire l’Europa? Il caso italiano

La questione è seria, ma meglio che non se ne parli. L’ha fatto solo il quotidiano “La Stampa” mettendo assieme fatti e considerazioni che turbano gli italiani, ma evidentemente non “affannano” la politica nazionale, che ormai è solo autoreferenziale. La Russia si interessa dei fatti italiani? Certo che sì. Ma appunto, chi ne parla, come il giornale torinese, viene “isolato” con qualche dichiarazione generica di smentita (potrebbero mai partiti e Copasir dire il contrario?). Riepiloghiamo i fatti.

Punto primo. La crisi italiana, in una congiuntura storica d’intertezza e recessione imminente, è stata creata ad arte, senza motivazioni nè politiche nè ideologiche. L’hanno messa in campo i Cinque Stelle (in un atto di autolesionismo se è vero, come appare evidente, che alla prossima tornata elettorale del 25 settembre, perderanno una caterva di voti), ci è montato sopra il centrodestra: alcuni dei suoi esponenti sono da sempre filo-russi e non ne hanno mai fatto mistero.

Punto secondo. Il governo capeggiato da Draghi, uomo dell’Europa unita da sempre, è caduto nel momento in cui l’Europa, nonostante quello che si sostiene pubblicamente, è più debole: un autunno di stenti è dietro la porta. E cade proprio un attimo dopo che in Inghilterra se ne va Boris Johnson e in Francia Emmanuel Macron prende una batosta elettorale. E la Germania, in merito alle forniture di gas russo, è spaccata a metà.

Punto terzo. Putin ha sempre detto che il suo obiettivo – non l’ultimo, in questa guerra che ha scatenato – sia quello di “cambiare le elite occidentali”. Ci sta riuscendo. Chi ha fatto cadere il governo Draghi non è nemico della Russia, anzi.

Punto quarto. Il giorno dopo la caduta del Governo le forniture di gas all’Italia all’Italia sono aumentate del 70%, da 21 a 36 milioni di metri cubi al giorno. Un modo tutto russo di premiare il nostro Paese.

Punto quinto. In un post l’ex viceministro all’Economia russo, Vladimir Milov, aveva scritto: “L’amico di Putin, Giuseppe Conte, sta cercando di far cadere il governo Draghi in Italia”. L’opinionista del “think tank” Valdai, di ispirazione putiniana, Andrej Bystritskij, scrive negli stessi giorni che prevede “dimissioni” ovunque in Europa e “grandi difficoltà politiche” specie in Italia, Spagna, Regno Unito. “Ma la sfida più seria saranno le elezioni di medio termine negli Usa” conclude, indicando, dopo l’indebolimento dell’Europa, il vero obiettivo russo.

Punto sesto. Le amicizie tra chi ha fatto cadere il Governo e la Russia sono note da tempo. “La Stampa” dà conto dei contatti tra l’avvocato Antonio Capuano, consigliere per i rapporti internazionali di Salvini, e il funzionario dell’ambasciata russa in Italia, Oleg Kostyukov, su fonti che dice di intelligence. “Il diplomatico, facendo trasparire il possibile interesse russo a destabilizzare gli equilibri del governo italiano con questa operazione avrebbe chiesto se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo”.

Punto settimo. Kostyukov sarebbe lo stesso che ha comprato a Salvini i biglietti per Mosca il 27 e 28 maggio, in giorni politci caldissimi per l’Europa, viaggio poi rinviato.

Punto ottavo. Il Copasir, che è responsabile della sicurezza dello Stato, smentisce, ma è chiaro che non può confermare, ove ne avesse evidenze, che i russi si intromettano nelle questione italiane. Ma le dichiarazioni di cui sopra sono piuttosto chiare. La Russia ha tutto l’interesse ad avere amici qui. E Draghi non era un amico. 

Punto nono. Controprova che la crisi sia stata studiata a tavolino e sia incomprensibile non solo a noi è il fatto che molti deputati del centrodestra hanno lasciato i loro partiti dopo che la loro coalizione ha votato la crisi. Nomi noti e personaggi importanti, come gli ex ministri Gelmini e Brunetta.

Punto decimo e finale. Domanda a chi governerà: sono più importanti gli affari con i russi o la coesione dell’Europa? Basta che ce lo dicano onestamente, perchè ci sembra che tanta franchezza e trasparenza nelle risposte di coloro che si sono autoproclamati leader non ce ne sia. Meglio: non c’è mai stata.

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