Le morti sul lavoro non sono in agenda

“Noi siamo un Paese che ama rimuovere. Per un po’ di tempo non si parla d’altro, tutti i nostri politici dicono parole di cordoglio e fanno promesse. Poi invece il tema scompare del tutto e solo di tanto in tanto qualcuno ricorda, ma ormai è una voce in affanno, c’è un altro problema più grosso e più emotivo. Siamo un popolo che preferisce il sentimentalismo al sentimento, la dichiarazione morbosa di intenti all’analisi del problema” Parole dello scrittore Antonio Pascale, che del tema delle morti sul lavoro se n’è occupato assai. Morti bianche, come si sono sempre chiamate, ma di bianco hanno veramente poco perchè la tragedia è nera e al dramma bisogna dare una risposta che non c’è mai.

La tragedia di Brandizzo, i cinque operai travolti da un treno in corsa che hanno perso la vita, ci ricorda che solo quest’anno sono stati 450 le morti sul lavoro, tre al giorno. Imperizia e fatalità, certo, ma solo in pochi casi. Il resto è frutto della corsa dissennata al profitto, a qualunque costo. Appalti e subappalti come se non ci fosse (e non c’è) un domani, il lavoro che non vale più niente economicamente e la necessità è quella di sovravvivere, magari con doppi turni come nel caso piemontese.

Domani la politica si sarà dimenticata di questo “oltraggio” delle morti sul lavoro, come lo ha chiamato il presidente Mattarella, e tutto riprenderà come prima. E, se consideriamo i casi Thyssen, Eternit e Ilva che si sono conclusi con sentenze lievi, neanche giustizia sarà data a questi lavoratori:  questione di somma indifferenza per la morte altrui.

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