Il “teorema Riace” non esiste. I giudici restituiscono la dignità a Mimmo Lucano e al suo modello di accoglienza

Cinque anni sono serviti alla giustizia per dire che Mimmo Lucano non è un delinquente. Quello che già sapevano da tutto il mondo, i tanti cioè che hanno ammirato il suo modello d’accoglienza dei rifugiati a Riace, è stato sancito anche dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. La Procura di Locri l’aveva accusato di aver commesso “un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio”, insomma di essersi intascato somme non dovute nella gestione dell’accoglienza dei migranti e per questo il tribunale l’aveva condannato a tredici anni e due mesi.

Un’eternità, una pena spoporzionata, ridotta a un anno e sei mesi per una singola delibera (sulle 57 contestate) di sei anni fa. Assolto dalle accuse più infamanti – associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio – il sindaco che, secondo il giudizio di primo grado, era stato capace di creare un “cerchio rassicurante… per poter conseguire illeciti profitti… in cambio sostegno elettorale”. Tutto smentito in Appello.

Anche perchè il processo Lucano è stato prima di ogni altra cosa un caso politico, con Matteo Salvini, che quel modello vincente di accoglienza (“Con il villaggio globale, la comunità che qui avevamo costruito, abbiamo sempre lottato per la fratellanza, perché tutti avessero un’opportunità. Questa è l’antitesi alle associazioni criminali, che qui significano mafia” ha sempre sostenuto l’ex sindaco di Riace) non l’ha mai digerito.

Per il leader della Lega, Lucano era “uno zero”.  Ha commentato l’ex sindaco dopo la sentenza: “In questo momento storico così buio, con i decreti Cutro e Piantedosi che criminalizzano i migranti e chi prova a essere solidale, che i giudici cancellino una sentenza che provava a smentirlo trasforma Riace nuovamente in un’avanguardia”.. E a Salvini, riferendosi a quello “zero”: “So che è uno che guarda il calcio. E a lui che ha usato la mia condanna per criminalizzare l’accoglienza direi che i risultati si commentano a fine partita”.

Tra i grandi reati che hanno voluto imputare all’ex sindaco del piccolo comune della Locride le irregolarità nell’appalto del servizio di raccolta dei rifiuti (perchè si faceva con gli asinelli) e il mancato pagamento dei diritti su alcune carte d’identità per i rifugiati. Ecco, ci siamo capiti.

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