Davide Staffa, è romagnolo uno dei più grandi esperti di rum

1- Ha scritto un libro che è una vera e propria enciclopedia del rum e altri ne sono seguiti. Perché la passione per questo distillato?

Nel 2002, dopo aver  conseguito i diplomi da sommelier professionista ho deciso di proseguire il mio percorso nel mondo del vino acquisendo la successiva abilitazione per relatore ai corsi AIS nelle materie birre e distillati e parallelamente ho iniziato la mia attività nel mondo dei concorsi sempre AIS per cui in questa fase e per questi motivi ho iniziato a studiare ulteriormente ed approfondire in maniera maniacale e professionale tutto ciò che era attinente al mondo dei distillati.

Il materiale che si trovava era molto vasto a parte sull’argomento del distillato da canna da zucchero. Per cui decisi nel 2005 di fare delle ricerche in autonomia sul mondo rum a 360 gradi. E’ stato un delirio, dopo ben 7 anni di approfondimenti avevo acquisito un faldone di 20 cm di notizie per cui decisi di trasformare questo lavoro immane in un libro dedicato e a fine 2013 uscì la mia prima edizione, seguita alcuni anni dopo da una seconda edizione ancora più grande e ampliata.

Nei miei 2 libri non ho mai dato voti o premi o fatto classifiche di nessun tipo per rimanere super partes su ciò che avevo scritto, visto che fra l’altro (ci tengo a ribadirlo) tutto ciò che ho fatto per il mondo del rum l’ho sempre fatto investendo i miei denari senza mai ricevere un solo euro da nessun produttore. L’anno scorso sono uscito con un terzo libro, molto più piccolo, chiamato LE ICONE MONDIALI DEL RUM/WORLD ICONS OF RUM, in lingua italiana ed inglese, dove ho scelto i 70 rum più rari ed iconici al mondo, sempre senza fare classifiche legate alla qualità ovviamente.

2- Che episodi di vita personale legati al rum può raccontare ai nostri lettori?

Questa mia ricerca decennale mi ha portato a conoscere moltissime situazioni, produttori, aree produttive particolari che mi ha permesso poi di viaggiare ed andare per distillerie per ricercare e selezionare particolari barili di rari e particolari rum per alcuni imbottigliatori indipendenti italiani, con grande soddisfazioni sia per me che per  chi mi ha commissionato la caccia.

3- Può farci una panoramica attuale sul mondo dei distillati?

Non tutti i distillati godono di una spinta di consumo in questo momento, soprattutto a causa delle mode. Il mondo dei distillati si divide tra quelli semplici ed economici da miscelazione e quelli da bevuta liscia dopo cena o da meditazione.

4- Quali sono distillati e affini che possono essere interessanti per il mercato spagnolo? Quali novità, a suo giudizio interessanti, nel settore?

Purtroppo non conosco il mercato interno spagnolo per cui mi risulta difficile centrare la risposta idonea, ma sicuramente so che il mercato spagnolo è stato quello che ha fatto riesplodere il consumo del gin in Europa e soprattutto in Italia, rilanciando questo distillato che era stato in molto in auge negli anni ’80 e ora è tornato talmente in auge che ormai in ogni cittadina italiana viene prodotto un gin locale, legato al territorio.

5- Più in ampiezza, quali vini meritano di essere conosciuti in Spagna?

Anche questa dei vini è una domanda che fatico a dare una risposta concreta e reale sempre per la mancanza di conoscenza del mercato ispanico; ti posso dire di contrappunto che in Italia da alcuni anni il vino rosso secondo me è un po’ in contrazione per via dell’innalzamento termico e dalla modifica delle abitudini alimentari che stanno passando dalle carni verso il pesce e soprattutto al vegetariano. 

Per cui il vino bianco sta sorpassando i volumi di quello rosso, secondo me e secondo quello che vedo sulla riviera romagnola, diventando un vino consumato non solo d’estate ma tutto l’anno. La richiesta di vini a chilometro zero sta influenzando molto le carte dei vini di ogni regione, ma soprattutto negli ultimi 10 anni c’è stata l’esplosione dei vini spumanti, dal prosecco ai metodi classici di territori come Franciacorta prima, Trento doc ora e Alta Langa e Oltrepò Pavese nel breve futuro, senza tralasciare l’intramontabile e classico Champagne. Vini questi ultimi legati alla festa, alla moda, alla convivialità e alle tavole più prestigiose.

6- E cosa apprezza di distillati e affini spagnoli?

Sicuramente i grandi brandy di Jerez, con forti similitudini organolettiche affini al mondo del rum e a straordinari gin artigianali.

7- Cosa ha in preparazione a livello editoriale?

Al momento sinceramente nulla, sono ancora nella fase di cercare di rientrare nelle spese di quelli che ho editato, a volta la passione è tale che ti porta a fare delle cose (vedi i libri che ho fatto) che gli investimenti faticano a far tornare i conti fuori dalla zona rossa… Speravo in cuor mio, che alcune aziende produttrici mi fossero venute incontro in maniera più sensibile acquistando copie per i loro clienti, per permettermi di rientrare nell’investimento, visto che ho fatto comunque cultura sul mondo dei rum e pubblicità gratuita a tutti…

8- Quanto hanno inciso, a suo giudizio, i social nella diffusione del messaggio del “corretto bere” nel settore?

Sicuramente tutte le fonti, sia social che la carta stampata ha contribuito alla diffusione di questo importante messaggio, ma soprattutto anche i controlli delle forze dell’ordine effettuati nelle serate e nei luoghi sensibili hanno spinto in questo senso.

9- Ci vuole segnalare qualche distillato speciale del suo territorio di origine?

Se il mio luogo di origine è inteso come Italia, sicuramente parlando da italiano e difendendo i prodotti tipici, posso cercare di tenere alta la bandiera nazionale per la produzione di grappe, acquaviti, amari e vermouth (grande ritorno di moda di questi due ultimi prodotti) , ogni regione ha le sue peculiarità e tradizioni;  poi se devo scendere nel dettaglio ci sono ottimi gin artigianali e sì voglio sottolineare l’inizio da parte di alcuni artigiani distillatori, della creazione dei primi whisky made in Italy, davvero interessanti ma di grande nicchia per ora.


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