“Siamo qui per onorare italiani uccisi e dimenticati per 60 anni”. Civitanova ricorda i massacri nelle foibe

La Storia divide, ma il ricordo deve unire. E’ con questo spirito che i massacri condotti tra il ’43 e il ’45 tra Venezia Giulia e Dalmazia, nelle tragicamente note “foibe”, sono stati ricordati a Civitanova e nell’intero nostro Paese. “Fino al 2004 si era steso un incredibile velo di silenzio: 60 anni segnati dalla colpevole indifferenza e dalla volontà politica di nascondere fatti tragici… Per questo oggi siamo qui, per ricordare e onorare italiani massacrati e dimenticati in queste grandi fosse naturali nel terreno carsico… Almeno ventimila morti, e circa trecentomila furono le persone costrette in un brevissimo periodo di tempo a lasciare tutto per mettersi in salvo e sparpagliarsi, esuli, sul territorio italiano e nel mondo, portando con sé solo i ricordi… Ci troviamo ancora una volta a condannare i regimi dittatoriali senza alcuna esitazione, siano essi di destra o di sinistra, che hanno interrotto o costretto a cambiar vita a migliaia di persone, oltraggiando qualsiasi diritto umano” ha commentato il sindaco, Fabrizio Ciarapica, che ha ricordato come sia stato “l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga recandosi nel 1991, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, nella foiba di Basovizza, in cui si erano ritrovati 500 metri cubi di cadaveri diventato poi sacrario” il primo a dare rilevanza alla questione “foibe”.

Ciarapaica ha sottolineato che “la memoria, la conoscenza, la cultura sono gli strumenti necessari affinché i nostri giovani possano concorrere alla costruzione di una sempre più alta coscienza critica che noi adulti abbiamo il dovere morale di stimolare”. Il presidente del Consiglio comunale, Claudio Morresi, ha ricordato il merito che spetta anche “al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver operato con accortezza per valorizzare ciò che ci unisce alle repubbliche ex jugoslave grazie al progetto europeista”. Unire non dividere: la Memoria deve essere oggi riflessione.

In via Martiri delle Foibe in piazza Abba il Presidente del Consiglio, Claudio Morresi, e l’assessore Roberta Belletti hanno deposto in onore dei caduti una corona di alloro, in presenza del Commissario Capo di PS di Civitanova, Fabio Mazza, del Luogotenente Comandante della Stazione dei Carabinieri, Bartolomeo Filannino, del coordinatore della Protezione Civile, Aurelio Del Medico e dei consiglieri del Gruppo Alpini di Macerata, Lorenzo Giudici e Agostino Bettei. La Giornata commemorativa è proseguita con una apposita riunione del Consiglio Comunale in diretta streaming con la partecipazione di studenti, docenti e cittadini.

L’assessore ai Servizi Educativi e Formativi, Barbara Capponi, dal canto suo ha voluto ricordare “il giorno del 18 febbraio 1947 quando il cosidetto ‘Treno della vergogna’ che ospitava profughi, donne e bambini venne preso a sassate nella stazione di Bologna non consentendo ai profughi denutriti e disidratati di potersi alimentare” e diretta ai giovani: “La storia non è quella di chi la scrive, perché la verità viene a galla prima o poi: la storia è di chi la cambia”.

Il manifesto della Giornata è stato realizzato da Alberto Mogliani, studente della quinta B dell’Istituto Bonifazi settore grafica. Il Generale professor Stefano Cosimi ha raccontato ai presenti la storia di quei territori di confine dove sono avvenuti i massacri. Gli studenti dell’I.T.C.G. Corridoni, guidati dalla professoressa Maria Silenzi, hanno presentato “Non Dimenticateci” video documentario sulle foibe. 

Il professore Lorenzo Virgini si è soffermato sul rapporto tra Memoria e Storia: “Vi segnalo il libro ‘Bora. Istria, il vento del destino’ che è stato scritto da due donne, Anna Maria Mori e Nelida Milani, due punti di vista di due testimoni, due ragazze, la prima che decide di andare via e raccontare ciò che provava e vedeva mentre andava e di chi è rimasto. La seconda che rimane sola a Pola mentre guarda la nave andarsene verso Trieste carica di imballaggi fradici in cui gli esuli portano con sé i ricordi della propria casa, dalle sedie ai coppi delle abitazioni, così come è possibile vedere nel Magazzino 18, diventato un museo a Trieste. Una diaspora che evidenzia il dramma vissuto da trecentocinquantamila persone costrette ad andarsene via in fretta e restare a guardare chi era rimasto. Il dramma dell’esodo oltre ad essere una questione numerica è rappresentazione del dramma storico che separa le famiglie. Il ricordo che diventa memoria e che contribuisce a creare la storia”.

Infine, due protagonisti sono stati presentati con un video nel lavoro degli studenti del primo anno di Liceo di Scienze Umane dell’Istituto Stella Maris. La prima testimonianza di un sopravvissuto alla foiba, Udovisi, che riesce a risalire e portare con sé quello che prima pensava fosse una zolla di terra e invece era la testa di una persona che riuscì a salvare e la seconda testimonianza di chi fu costretto ad entrare nel campo di concentramento e rieducazione titino, i cui internati, migliaia di persone si bastonavano e si uccidevano a vicenda pur di scampare al pericolo, ingiuriare l’altro e così essere liberati.

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