Ponte Morandi, rinviati a giudizio Castellucci e altri 58

Tutti sapevano, ma nessuno fece nulla per rendere quel ponte sicuro a norma di legge. Quarantrè persone morirono tragicamente quel 14 agosto 2018 che è nella memoria degli italiani e del mondo intero: davanti a loro si aprì il baratro, il ponte Moranti a Genova era crollato in una frazione di secondo. A distanza di più di tre anni sono arrivati i rinvii a giudizio (dopo due incidenti probatori) per l’ex amministratore delegato di Aspi e Atlantia, Giovanni Castellucci, e 58 imputati in tutto, oltre ad Aspi e Spea.

Le accuse sono molteplici: da omicidio colposo plurimo e stradale al disastro colposo al falso e omissione d’atti d’ufficio. I giudici sostengono che il viadotto venne giù per le mancate manutenzioni (calcoli alla mano, i giudici hanno quantificato l’investimento delle società private che avevano l’obbligo di garantire la sicurezza in soli 71 euro al giorno!) per avere profitti sempre più consistenti. “Era una bomba a orologeria. Si sentiva il tic tac ma non si sapeva quando sarebbe esploso. In 51 anni (dall’inaugurazione nel 1967) non sono mai stati eseguiti lavori sulla pila 9”.  

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