E’ l’immagine della guerra che fornisce al mondo il fotografo portoghese André Luís Alves. Anche Cristo deve traslocare e finire, come tutti gli ucraini da quando è cominciato il conflitto, in un bunker buio e pieno di disperazione. Tutti hanno visto immagini più cruente del genocidio che si sta perpetrndo, ma quella della statua del Salvatore spostata dalla cattedrale armena di Leopoli è forse la più emblematica: anche Gesù è deportato, come le migliaia di innocenti che provano a fuggire dall’orrore e non ci riescono perchè i russi non glielo permettono, continuando a bombardarli. L’ultima volta che la statua è stata rimossa è stato durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi come allora: c’era Hitler, adesso Putin. La cattedrale, una delle più antiche d’Europa, è ancora piena di fedeli. Hanno impacchettato il Cristo di Leopoli con teli ignifughi e lana di vetro, sperando che non muoia anche lui.
Residenze digitali, Amat premia un fanese
Premiata la creatività marchigiana nella quinta edizione di Residenze Digitali, una chiamata nazionale agli artisti della scena contemporanea che vogliano espandere i propri confini esplorando lo spazio