Prepariamoci al peggio: guerra lunga e logorante, pericolo continuo di escalation

Avril Haines è a capo dell’intelligence Usa. Ieri ha detto chiaramente che la conquista del Donbass è, per Putin, solo uno “spostamento temporaneo”. Le ambizioni del presidente russo sono altre e il suo discorso in occasione delle commemorazioni del 9 maggio, nell’apparenza una mano tesa all’Occidente, lo ha confermato. La guerra sarà lunga e logorante per tutti. Per Putin, perchè tra grandi desideri e “piccole” operazioni militari sul campo c’è un gap di difficile soluzione, per l’Occidente per la ragione che non sa quello che aspettarsi.

“L’attuale trend del conflitto aumenta le probabilità che Putin utilizzi mezzi più drastici, compresa l’imposizione della legge marziale, la riorganizzazione della produzione industriale o una escalation delle azioni militari per raggiungere i suoi obiettivi” ha detto la Haines. Ovvero: non escludiamo vendette sulle sanzioni, ci prepariamo anche a un conflitto nucleare. Siamo vicini, se non già dentro, alla Terza Guerra Mondiale. 

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, firmando la legge (usata contro Hitler) per velocizzare gli aiuti militari all’Ucraina, ha già detto come la pensa. E’ però sulla compatezza del sostegno europeo agli Stati Uniti che si gioca il futuro del conflitto. Putin punta sullo scollamento dell’appoggio occidentale alla nazione regina e in effetti segnali in questo senso già ce ne sono: solo la metà degli italiani, per esempio, è assolutamente a favore degli aiuti bellici all’Ucraina. Sempre più cittadini, tra i Paesi che hanno aderito alla Nato, si chiedono se l’idea aggressiva degli Stati Uniti nel conflitto sia quella giusta. Anche perchè capiscono, non c’è bisogno di un genio per capirlo, che una logorante guerra di anni indebolirebbe l’Europa in modo significativo, destinandola a un futuro di stenti.

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