Fino a quando la politica ignorerà il mining?

(articolo di Massimo Potenza) – Recentemente l’Università di Cambridge ha pubblicato il risultato degli studi riguardanti la quantità di energia elettrica necessaria per le operazioni di mining di bitcoin: il consumo dei bitcoin è di circa 121,36 terawattora (TWh) ogni anno. Probabile stima per difetto considerando l’enorme numero di cripto valute e di minatori indipendenti. E’ il consumo energetico complessivo di una nazione grande come l’Argentina.

In termini di ecologia l’emissione di anidride carbonica originata dal mining corrisponde a circa 37 milioni di tonnellate ogni anno; dato corrispondente all’impatto ambientale annuale provocato dalla Nuova Zelanda. Lo stesso studio indica che il consumo di una sola, unica transazione di bitcoin equivale a quello di circa 600mila transazioni Visa.

Difronte a dati simili, che frequentemente lasciano i risparmiatori al verde, considerando la fuffa che sta spesso alle fondamenta delle criptovalute, c’è da chiedersi quando i politici italiani proibiranno la pratica amorale del mining. In Italia il consumo per il mining é alto benché in calo visto il forte aumento del costo dell’energia elettrica. In rete è possibile trovare spiegazioni e tutorial per “minatori”.

Naturalmente il mining in Cina è già proibito. Oltretutto esistono altri modi non energivori per minare criptovalute. Per minare cripto valute è necessario avere schede video velocissime di ultima generazione e possibilmente accoppiate in parallelo per avere una velocità di calcolo superiore, ne consegue una domanda superiore all’offerta che penalizza il mercato di chi effettivamente lavora con un computer.

È  possibile che tutti i “minatori” partecipino alla creazione di un blocco della catena (blockchain), ma solo il più veloce se lo aggiudicherà chiudendolo e ricevendo il pagamento in cripto valuta, ma questo significa che c’è una ulteriore dispersione energetica in un lavoro inutilmente ripetitivo.

I produttori e assemblatori americani di schede video, necessarie per il mining, mentono da anni sull’effettivo numero prodotto tanto da indurre le autorità della borsa a sanzionarli.

I politici italiani ancora ignorano il mining.

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