L’Italia è ormai ostaggio della politica

La “breve stagione dorata” dell’Italia, come l’hanno chiamata i quotidiani americani, finisce qui. Lo sanno gli italiani, che in autunno si troveranno a votare non per cambiare ma per sopravvivere, lo sa l’Europa, che traballa.

Una crisi che sembra fatta apposta per Putin, per spargere rancore e diffidenza al centro dell’Europa. Ma questo ai partiti italiani interessa poco, che abbiano pochi o molti voti (nel Paese, come in tanta parte del mondo occidentale, vota solo un gruppetto sparuto di elettori). Il Belpaese è senza una guida fino a settembre (il 25 le elezioni) e non ci vuole un genio a capire che esploderanno i conti: quelli per rifinanziare il debito, lo spread alle stelle, i costi dell’energia in una situazione già difficile.

Mario Draghi ha fatto quello che ha potuto, ma con l’astensione di Lega e Forza Italia la sua exit è stata già scritta. Il centrodestra ha sfruttato in modo cinico la crisi messa in campo dal Movimento 5 Stelle, che ora rischia di scindersi ulteriormente. Salvini e Meloni, i leader di Lega e Fratelli d’Italia, vogliono andare alle urne. Quando vinceranno, come appare logico oggi, dovranno per forza mettere in campo un programma demagogico, perchè già il Paese sarà in emergenza. Cui prodest? 

Maria Stella Gelmini, personaggio storico di Forza Italia, ha lasciato il partito: “Per un calcolo elettorale si getta il Paese non solo nell’instabilità, ma nel caos. E questa credo sia una responsabilità profonda che Forza Italia e Lega recano e della quale dovranno rispondere ai cittadini”. Draghi, che in qualche maniera aveva fatto accettare al mondo un Paese in crisi d’identità, dandogli credibilità, si dimetterà a breve. La “breve stagione dorata” è finita. Un po’ anche la rappresentatività democratica, il buon senso, la coesione del Paese.

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