Re Carlo d’Inghilterra, da sempre innamorato delle Marche

(articolo di Maurizio Verdenelli) – Sette giorni indimenticabili. Una settimana da Grande Marchigiano. Da Conte recanatese a Palazzo Leopardi, eletta sua dimora nella ‘dipinta gabbia’, la camera di Vanni che fu di Giacomo – scelta dagli 007 perchè più facilmente ‘difendibile’. Poi dalla Piazzetta sacra alla memoria della Poesia mondiale, alle terre di Marche Nord, moderno Duca del Montefeltro. E da Urbino alla Corte artistica di  Raffaello, di nuovo giù ad Ancona, Osimo, Jesi, Loreto dalle popolazioni acclamato quasi come un Signore rinascimentale per antiche strade e piazze. Ed ancora a sud sulle strade della Storia di questa regione al plurale.

Infine sulla costa, a Portonovo per una cena indimenticabile al Conero. Così come la sera dell’addio tra le cantine di Casa Leopardi a gustare tra tante pietanze sopratutto la frittata ‘alla maceratese’ con erbe campagnole fatta preparare dalla contessa Anna. “Oh se fossero con me la mia famiglia: quanto amerebbero questo luogo!”. Una tavolata tra veri amici, da subito: con la matriarca  Anna Leopardi di San Leopardo i figli Giacomo (‘Mimmo’) e Vanni, i nipoti Pierfrancesco (‘Piffi’) ed Olimpia. Che naturalmente i giornali di gossip – termine ancora non popolare a quei tempi – ‘immaginarono’ come sua assidua confidente. ‘Immaginarono’ pure che il Giovane Favoloso giunto da Londra si fosse così innamorato delle Marche da pensare di acquistare la ‘reggia’ di Beniamino Gigli, a Montarice, tra il mare e il ‘Borgo Selvaggio’.

Era il maggio odoroso del 1985 e il Principe di Galles, ora Carlo III d’Inghilterra, era giunto a Palazzo Leopardi un lunedì sera di pioggerella fine guidando personalmente un aereo da guerra atterrato a Falconara. Allo scalo ad attenderlo una Jaguar verde che l’aveva portato (lui al volante) a Recanati scortato da una squadra composta da agenti dell’Intelligence britannica guidata da colui che sembrava il clone di Sean Connery-James Bond e dal suo scudiero, pronipote ed anch’egli sosia giovanile del proprio celebre avo Winston Churchill.

Sette giorni che diedero ‘ossigeno’ al futuro re d’Inghilterra sulle tracce dei Grandi del Rinascimento nelle Marche. Raffaello, i Crivelli, Lorenzo Lotto con visita finale alla Pinacoteca recanatese e bacio (sulla guancia) all’intrepida e commossa responsabile sotto lo ‘sguardo’ dell’Angelo dell’Annunciazione. Sempre accompagnato dal conte Vanni, guida 24 h e sodale ormai del Principe. Che sulle orme di Carlo e Vittore Crivelli fu a Sarnano e Monte San Martino.

“Sarebbe voluto andare pure a Gualdo, ma la segnaletica non si sarebbe rivelata poi tanto puntuale…” mi disse sorridendo il sindaco Mauro Virgili. Tra il Maceratese e il Fermano, l’Erede al trono inglese era anche stato quel giorno, su espressa richiesta materna, per salutare un caro amico della ‘Royal Family’: l’ambasciatore Pascucci.

Non solo i borghi meravigliosi marchigiani, le campagne e lo splendido Rinascimento: per Carlo pure gli amatissimi acquarelli dipinti nel giardino interno di palazzo Leopardi contiguo al Colle dell’Infinito. Non più aperto come ai tempi di Giacomo, ma comunque monitorato dalla Security di Sua Maestà che, bussando autorevolmente alle porte dell’Istituto, si trovarono di fronte alle rassicuranti suore.

Tanti ricordi, la forte amicizia con Vanni (che troppo presto se n’è andato) e il caldo abbraccio dei recanatesi che il Principe salutò ad uno ad uno, in buon numero dietro le transenne, la mattina dell’addio: un sabato. Il Sabato del Villaggio. Una cerimonia semplice, affettuosa celebrata sulla omonima piazzetta all’ombra di Casa Leopardi con il trapuntato stemma araldico esposto eccezionalmente sul balcone centrale. Con la contessa Anna – che al collega Asterio Tubaldi e a chi scrive, raccolti i rumors, aveva negato lo scoop in anteprima di un tale Ospite – a raccontare di un “bravissimo ragazzo che amava le cose semplici e che aveva in pochi giorni imparato ad amare le Marche”.

Il conte Vanni Leopardi di San Leopardo, grande amico del Principe Carlo, futuro Re d’Inghilterra e della Royal Family, con il giornalista Maurizio Verdenelli

Il Principe di Galles, dopo Vanni, avrebbe avuto qualche anno dopo un altro grande amico marchigiano. Raffaele Curi (legato anch’egli da profondo affetto alla famiglia Leopardi, lo vedete nella foto di copertina) da Potenza Picena: attore subito esploso con l’Oscar al film ‘I giardini dei Finzi Contini’, regista ora direttore della Fondazione Alda Fendi Esperimenti. Dice Raffaele: “Alla fine degli anni 80 facevo parte dello staff di Gian Carlo Menotti, il padre del Festival dei Due Mondi, grande amico della Royal Family. Il Principe di Galles fu ospite di Spoleto più volte. Tanti ricordi insieme! Per me la morte della Regina è stato come un lutto di famiglia”.

Legati alla Famiglia Reale anche i conti Aldo e Mila  Brachetti Peretti di Tolentino. Negli anni 90 ospitarono al ‘Casone’ che fu dei conti Parisani la principessa Margaret, sorella minore della Regina, per un breve periodo di riposo.

Il maceratese Franco Clementi, maggiordomo dell’Ambasciata inglese a Parigi, conobbe Margaret e la Regina Madre ospiti della splendida dimora che fu della sorella di Napoleone, Paolina Borghese, poi acquistata dal Duca di Wellington. “Madre e figlia inseparabili: un grande amore li univa” ci disse Franco, scomparso qualche anno da. Il dottor Clementi aveva auto modo di conoscere pure Winston Churchill. E di donare all’Ambasciata un oggetto cult (identici reperti sono stati battuti all’asta per migliaia e migliaia di dollari!): un mozzicone di sigaro del grande statista. Che, composto in un antico cofanetto di Casa Clementi, è stato (relativamente) di recente esposto con successo al pubblico per i 200 anni del nobile palazzo che ospita la rappresentanza inglese in terra di Francia.

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