La morte di Masha cambierà l’Iran?

Sono già trenta le vittime delle proteste popolari per la morte di Masha Amini, la 22enne prima arrestata e poi picchiata a morte per non aver indossato il velo come prescrivono le leggi islamiche. Gli iraniani non ci stanno e vanno avanti nella contestazione alla stretta restrittiva – non solo nel rispetto del “decoro” – del presidente conservatore, Ebraihim Raisi.

Il velo, obbligatorio dalla rivoluzione del 1979, nel tempo è stato piano piano ignorato fino all’avvento del nuovo leader. L’uccisione ad opera della “polizia della moralità” della ragazza di Sanandaj, nell’Iran curdo, ha scatenato ire represse, specie quelle dei giovani e degli universitari e di chi vuole che il Paese non ritorni indietro nel tempo.

Ribellarsi significa anche, come stanno facendo molte iraniane in questi giorni, non solo non portare l’hijab ma anche tagliarsi i capelli. “L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ad interim, Nada Al-Nashif, ha espresso preoccupazione per la morte della ragazza e per la reazione violenta delle forze di sicurezza alle manifestazioni che ne sono seguite”. Da più parti si chiedono indagini tempestive e indipendenti.

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