E al terzo giorno resuscitò

La Dea Eupalla, come la chiamava Gianni Brera, è tornata a farsi vedere in Argentina. Infatti, senza la “albiceleste” che Mondiale sarebbe? E così dopo la meritata sconfitta con l’Arabia Saudita, gli uomini di Scaloni hanno sconfitto il Messico – magie di Messi e del talento Enzo (in onore dell’immortale uruguagio Francescoli) Fernadez – e a meno di passi falsi con la Polonia andranno avanti nella competizione delle sorprese.

A dire il vero, l’Argentina ha giocato male anche ieri: poche verticalicalizzazioni, ritmo basso, scarse individualità. Ma ciò che contava era la vittoria, anche senza “garra” e magari annoiando i presenti e il pubblico televisivo di tutto il pianeta. Un tiro dalla distanza del suo leader, Leo Messi, nel giorno in cui tutta la nazione ricordava la stella di Maradona, ha permesso ai biancocelesti di rimettersi in carreggiata dopo la paura.

Un pareggio sarebbe servito a poco, una sconfitta contro i giocatori di un altro argentino, il Tata Martino (allena da un paio d’anni il Messico), sarebbe stato un dramma nazionale. Enzo Fernandez con un meraviglioso gol a giro ha poi chiuso il match, facendo esplodere lo stadio benchè numericamente i messicani fossero assai di più: benchè questi ultimi sapessero già, o si immaginassero messa da parte la speranza, che negli ultimi dieci incontri ha sempre vinto l’albiceleste (solo due pareggi e nessuna vittoria per Lozano e compagni).

La speranza ora per tifosi e appassionati è che l’Argentina – a cui tutti auguriamo una finale con lo spettacolare Brasile ammirato due giorni fa e magari privo di Neymar, infortunato – torni a giocare al calcio come sa fare. Imbarazzanti le prime due partite, ma questo è il calcio e vale la pena ricordare che l’Italia di Bearzot campione del mondo nel 1982 cominciò con tre orribili pareggi la sua cavalcata vincente.

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