Si chiama Samarcanda la nuova scommessa delle Cantine Fontezoppa. Nasce dalla riscoperta di un vitigno autoctono, la Garofanata

“Uno dei bianchi più affascinanti che si possano degustare in Italia. Ha un sentore di frutta matura ed esotica, con una piacevole sfumatura di garofano che arriva fino al suo nome. Presenta questa bellissima struttura semiaromatica unica, tanto che una volta veniva scambiata quasi per un Moscato. Si tratta di un vitigno praticamente esclusivo del nostro territorio ed era tra quelli prossimi all’oblio esattamente come successo alla Ribona, che grazie a Fontezoppa è tornata in auge. Il progetto Samarcanda mi fa dire che la Garofanata si salverà”. Parole di Calcio Cambi, giornalista e noto critico enogastronomico.

L’azienda civitanovese Cantine Fontezoppa ha riscoperto un vitigno marchigiano antico e affascinante e gli ha ridato vita.

Quali abbinamenti fare con Samarcanda? “Va bene per tutta la cucina vegetale, da un risotto agli asparagi fino alla caponata e alla verdura cruda – continua Cambi – Ma è un ottimo vino per il Sushi: la dolcezza del riso, la piccantezza del wasabi e la sfumatura minerale del pesce crudo incontrano alla perfezione l’essenza delicata della Garofanata”. 

Carolo Cambi con Samarcanda

“Vini autoctoni delle Marche è più di uno slogan per la nostra Cantina: è la nostra condotta – le parole di Mosè Ambrosi, amministratore di Fontezoppa – Seguiamo talmente tanto questo principio da rimboccarci le maniche alla ricerca delle migliori forme per valorizzare le produzioni che fanno bello il territorio. Stavolta abbiamo voluto guardare avanti, vicino a noi… anzi, viceversa: è il caso di dire che abbiamo preso spunto dalle radici più lontane”. 

Cambi con il wine blogger Francesco Russo

Ecco allora il perché di Samarcanda. Come la leggendaria città narrata da Marco Polo, la Garofanata di Fontezoppa è un incontro di sapori vivaci, che lascia il palato fresco e invita alla bevuta in convivialità. Ma Samarcanda mantiene anche in sé il suo essere un vino di sostanza, che onora quella cultura contadina che scadenzava il lento vivere delle campagne marchigiane.

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