Il Sor Magara, Maestro per sempre

Incontenibile, come in quel Brescia-Atalanta in cui, insultato per tutta la partita e raggiunto il pareggio nel recupero con un gol di Baggio, corse verso la curva degli avversari a sfotterli. A far vedere loro chi era, il Sor Magara. Sincero e concreto, quello de “la tecnica è il pane dei ricchi, la tattica il pane dei poveri”. Umile, come l’Italia vera che non c’è più.

Carlo Mazzone, l’allenatore che avrebbe meritato più di tutti la Nazionale ma per uno strano caso della vita (non era malleabile) mai preso in considerazione dalla Federazione, se n’è andato ieri a 86 anni. Ha stabilito il record delle panchine nella massima serie (797), ha allenato grandi club come la (sua) Roma, ma verrà ricordato come Maestro di calcio (copyright del tecnico più vincente al mondo, Guardiola, che imparò da lui) e dio delle piccole formazioni, che faceva rendere al massimo. Ascoli, Perugia, Brescia, il mondo al contrario.

Senza peli sulla lingua, ultimo profeta di un calcio che non esiste più, Mazzone è stata l’icona di tanti giovani allenatori per la serietà e quel sano cinismo sportivo che lo ha allontanato dal football “virtuale” che stava avanzando. Soprattutto Sor Magara è stato un uomo onesto. Ha lanciato campioni, vedi Totti, ma non se n’è mai vantato. Vantarsi con chi poi? Ciò che gl’importavano era solo “i suoi ragazzi”.

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