Nell’olimpo della Dea

(articolo di Giovanni Rodolfi) – Quanti anni sono passati dalla partita contro il Malines. Quante cose sono cambiate. Quanti tifosi sono passati. Di fatto c’è uno stadio nuovo, non più il comunale con i suoi gradoni; ora seggiolini in plastica che servono solo per l’intervallo, perché come allora, la partita và vissuta in piedi. Il rituale è ancora il medesimo. Ritrovo al bar di riferimento con gli amici, che rigorosamente hanno un nome in codice, acquisito nel corso del vissuto; Ninì, Trucky, Barbie, Ol Poia. Poi si parte alla volta di Bergamo, in questo caso con la Bat-Mobile; si cerca un parcheggio, rispettando il codice della strada e poi ci si incammina a piedi verso lo “Stadium”. Ovviamente una tappa al barettino per incontrare altri amici che hanno fatto lo stesso da altri paesi della provincia. Cosa di meglio si può fare nel pre-partita, che condividere le ultime con un bicchiere di birra tra le dita? La scelta ricade sempre…. quantità/prezzo. E poi ci si incammina per la meta finale. Mentre ci avviciniamo allo stadio ecco che incontriamo altre persone, sempre con i colori della squadra ma con parole, frasi a ricordare la loro provenienza. Passati i controlli di routine ecco che si apre lo scenario della Curva Nord, storica roccaforte della tifoseria atalantina. Un mare di 9.500  onde nero-blu. (questa è la capienza della Nord)

Qui non siamo al cinema, i posti assegnati sono solo sulla carta, perché da sempre ognuno occupa una zona ed è lì che le domeniche si trova con i suoi amici. I canti iniziano subito; mentre gli atleti si riscaldano in campo ecco che la curva si scalda sulle gradinate. Pensare di vedere la partita è difficile; troppe sono le cose che attirano la mia attenzione. Innanzitutto la fisicità dei calciatori, alla tv sembrano mingherlini, asciutti, scarni…invece potrebbero gareggiare in competizione di Body Bulding. Le bandiere sventolano continuamente tanto da occupare la visuale. Un Mister che sembra punto da una tarantola, non è mai fermo, avanti ed indietro nell’area tecnica. Chiedo, “ma è sempre così?” risposta “oggi è calmo”.

Le birre servite come al solito senza schiuma, sovvrassature ed anche un po’ calde. Per noi che abbiamo vissuto eventi storici come master di spillatura, convention con il servizio di 250 persone in 15 minuti, pianeta birra; ci sembra strano che non si riesca a portare tale esperienza all’interno di un evento che si ripete ogni 15 giorni. Basterebbe poco: frigorie, sezione dei tubi, tecnica. Sembrano parole strane ma volendo approcciare l’argomento in maniera professionale queste sono le parole giuste. Frigorifero per raffreddare la birra, dipende da quanti litri/ora voglio. La velocità di erogazione dipende dalla sezione dei tubi più è alta più la birra corre; a maggior ragione diventa fondamentale la tecnica, la manualità. Come per il geometra saper prendere le misure così anche per chi spilla diventa fondamentale saper spillare, che non è solo riempire il bicchiere. Semplice sulla carta, difficile da vedere in pratica. Spero di non dover attendere altri 40 anni per poter bere una birra degna della DEA. 

Mediate gente, meditate.

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