Spendere per vincere. Troppo

Se a queste elezioni amministrative si presenta anche Claudio Cecchetto, candidato sindaco a Riccione, allora il “Gioca Jouer” può pure cominciare! Vi ricordare il refrain? “Dormire, salutare, autostop, starnuto, camminare, nuotare…”. Spendere.

Una campagna elettorale può pure costare moltissimo. Magari Cecchetto con i diritti dei suoi successi musicali se lo può permettere. Ma gli altri? Se nelle ultime elezioni a Bologna i dati ufficiali dicono che il nuovo sindaco, Matteo Lepore, ha speso 400mila euro, l’avversario del centrodestra Fabio Battistini si è fermato a 235mila. Gli altri candidati hanno speso molto poco. Ma siamo in una delle città politicamente più importanti d’Italia. A Civitanova non si fa eccezione. C’è chi mette manifesti giganteschi ovunque, fa pubblicità a pagamento, anche online, organizza cene, presentazioni, conferenze (si dice il peccato, ma non il peccatore o la peccatrice). Ma dove si recuperano questi costi? Si spende per il bene della città? Non ci crederebbe neanche Forrest Gump. Previsioni di vittoria certa? Ma via.

Un problema che non hanno a Morterone, dove per convincere chi vota basta un pomeriggio. E’ un piccolo comune in provincia di Lecco: 34 abitanti, votano solo in 26. Due i candidati che si sono scontrati a ottobre: Dario Pesenti, poi diventato sindaco con 12 voti a 9, rappresentante di “Morterone Insieme” (poco insieme, temiamo, visto il numero) e Andrea Grassi, che poi Pesenti, in segno di conciliazione, ha fatto assessore, il primo del Partito Gay in Italia.

“Abbiamo sotterrato l’ascia di guerra” ha dichiarato Pesenti. A Civitanova invece, tra false accuse e toni esacerbati, si rischia che i “conflitti” in corso aumentino ancor più le spese. Per essere più visibili. Per avere una tribuna migliore per detronizzare l’avversario. O semplicemente per indebitarsi e poi recuperare, non si sa bene come, dove e quando.

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