Un’incrollabile fiducia nell’Amore “disceso dal Cielo” e nel prossimo, la lotta, tutta la vita, contro la sua malattia. “Prima sentivo Dio così lontano. Ora so invece che è dappertutto anche se noi non lo vediamo; addirittura il regno di Dio è in noi”. La Venerabile Serva di Dio Benedetta Bianchi Porro, nata a Dovadola nel 1936, costretta per una neurofibromatosi a rimanere immobilizzata a letto per parte della sua esistenza, vide riconosciuta “l’eroicità delle virtù” da Giovanni Paolo II nel ’93. Divenne beata per la guarigione miracolosa di un giovane genovese grazie alle sue preghiere.
Stasera alle 20, nella Badia di Sant’Andrea a Dovadola, una messa celebrata dal vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Livio Corazza ne commemorerà la figura. Domani alle 11 in un’altra funzione il parroco di Dovadola, don Giovanni Amati, ricorderà il terzo anniversario della sua beatificazione. Per chi volesse informarsi sulla figura di Benedetta Bianchi Porro (la cui Fondazione è diretta da monsignor Pietro Fabbri, vicario generale emerito della diocesi di Forlì), è attivo il sito www.beatatbenedetta.org