Treia, Città del Bracciale. La ritrovata Disfida va al Borgo

(articolo di Maurizio Verdenelli – foto di Mandino Tiburzi) – Davanti ad oltre mille spettatori (680 paganti: tutti ad evitare il micidiale pallone di cuoio) il Borgo rivince (7 a 4) contro il Vallesacco a Treia la Disfida del Bracciale, l’edizione della ripartenza dopo tre anni di stop causa Covid. Luca Gigli è il match winner, novello Carlo Didimi. Ottimo pure Matteo Cammertoni. Per il Vallesacco (generosa la rimonta da 1 a 6) finalista nelle ultime 5 edizioni, si tratta della quarta sconfitta.

Per il terzo posto l’Onglavina (un po’ la Juventus nell’albo d’oro del torneo) ha avuto la meglio sul Cassero per 6-4. Il quartiere si è consolato con la vittoria bel torneo femminile. A Camilla Fogante il premio per la migliore giocatrice.

Treia capitale d’Italia del Bracciale ha dunque celebrato il suo D-Day. Per la 42esima volta nell’era moderna post Carlo Didimi il Campionissimo cantato da Giacomo Leopardi. Per 1.099 giorni Treia è stata senza il suo sport per cui rappresenta un Unicum nazionale, seppure il titolo italiano appartenga a Macerata.

Tuttavia solo a Treia, l’antica Montecchio (antagonista nel Medioevo di Macerata) ci sono ogni anno 20 giovani che si avvicinano a questa disciplina, che è un po’ la madre del moderno tennis. “Il movimento nella nostra città conta cento ragazzi” dice il vicesindaco David Buschittari.

Che aggiunge: “Nessun altro centro italiano può vantare tali numeri. Il Giuoco del Pallone del Bracciale (spesso condiviso con il Tamburello, con la propria Federazione) ‘resiste’ nel Belpaese in poche altre regioni. Oltre che nelle Marche (Macerata, Treia e Mondolfo) in Toscana, nel Senese e a Firenze, in Romagna, a Faenza e a Sant’Arcangelo, ed ancora in Piemonte”.

Dice Alferio Canesin, maceratese, vicepresidente del Comitato nazionale del Bracciale e delegato regionale del Tamburello: “Quest’anno la finalissima, con Macerata chiamata a difendere il titolo, sarà disputata a Firenze che dispone di una bellissima arena….”. 

Già, gli storici sferisteri: quello di Macerata, ormai vocato alla lirica, è riutilizzabile per il Bracciale? “Purtroppo no. La impiantistica per il melodramma ne ha snaturato l’originaria destinazione”.

“La buca per l’orchestra rappresenterebbe un pericolo serio per i giocatori – continua Canesin – Il piano è stato compromesso dal palcoscenico, così come la grande Quinta con l’ingresso dei cantanti e figuranti non è più il muro compatto del Bracciale”.

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