Un Governo politico. Gli italiani lo giudicheranno su economia, diritti e politica estera

​La Politica è tornata a comandare. Dopo tanti Governi tecnici – molti dei quali richiesti dall’Europa più che dall’Italia – abbiamo un esecutivo che torna ad essere espressione di una maggioranza. E dunque non c’è da stupirsi che chi ha vinto le elezioni scelga ministri di sua fiducia. Il nuovo Governo è ora atteso all’unica prova che ci compete, quella dei fatti. C’è chi sostiene, in queste ore e a priori, che le persone scelte non siano all’altezza, soprattutto per la loro colorazione politica. Ma a ben guardare, solo un paio di caselle, su 24, fanno storcere la bocca. La Meloni ha scelto da sola e si prenderà tutte le responsabilità di questo.

Su tre punti gli italiani saranno inflessibili nel giudizio: sui diritti (che non vanno toccati), sulla pluralità dell’informazione (che deve essere garantita) e sui conflitti d’interesse (trasparenza, innanzitutto, il nostro Paese la merita).

Sull’economia c’è bisogno di decisioni rapide. Sulle politiche estere, Antonio Tajani è sicuramente capace di essere in sinergia con Bruxelles e, nel caso, di smarcarsi da Berlusconi. Sulle questioni di coesione del Paese, il leghista Calderoli ministro delle Riforme e Autonomie è controbilanciato dal “sudista” Nello Musumeci, Ministro del Mare e Mezzogiorno.

E’ un Governo che può durare se gli alleati non tradiscono. Ha una legittimazione popolare forte. Questo significa che, laddove vi sia, va spazzata via la nostalgia di qualche “camerata” per quanto è successo settant’anni fa. L’errore madornale di questo Governo può essere solo guardare indietro e perdere tempo.

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