Civitanova e Foligno, storia di un’amicizia

Sulle rive del Glorioso, il Kleos, si adagia da sempre la dea Fulginia. Là, dove il Chienti sposa le acque dell’Adriatico, rivive ogni estate l’amicizia tra Foligno e Civitanova, città accomunate da vicende antiche di libertà e martiri, oltre che, ultimamente, dalla statale 77. 

Il calvario di San Marone avvenne lungo la Salaria, con la pietra al collo che gli fece mettere il console Aureliano: cadde esausto a terra e fu decapitato. Attraverso la via Flaminia arrivarono invece Roma e l’Impero a comandare quella terra degli Umbri Fulginates e a tentare di cancellare le tracce che ancora oggi ci uniscono, quelle cristiane. 

San Marone e San Feliciano, i patroni. “Tu, Feliciano, stella del firmamento umbro, risplendi amicalmente sulla nostra terra”. Papa Leone XIII ricordò l’evangelizzatore ma non Santa Messalina, che nottetempo cercò di sfamare il Santo, finendo anche lei martirizzata dall’imperatore Decio. Era il 249, Messalina era una giovinetta, Feliciano aveva 89 anni.

Più che i martiri e grazie ai 40 minuti di superstrada che finisce, finalmente, in una rotatoria e non nel tappo di un semaforo, Civitanova e Foligno sono da ieri legate da un Patto, firmato in terra neutra, a Colfiorito, dai due Sindaci, Fabrizio Ciarapica e Stefano Zuccarini. Un’amicizia che è una sinergia: le città uniranno le forze nella promozione congiunta, con “appositi pacchetti turistico-culturali” e attraverso eventi “che uniscano simbolicamente gli aspetti tipici delle tradizioni e della cultura delle due città”.

Il mare unirà come sempre, magari con gli illustri folignati Giancarlo Guardabassi e Linus alla consolle e Franco Roscini, che un giorno di anni fa scoprimmo deliziare i palati andalusi a Siviglia, in cucina. Ma vale la pena anche il viaggio al contrario, verso la verde Umbria, cuore d’Italia: verso una città simbolo del Bello, già dai tempi di Nicolò Alunno, il pittore che “faceva alle sue figure teste ritratte dal naturale e che parevano vive” come scrisse nel suo “Le Vite” il Vasari, autore di polittici e pale d’altare e quadri che furono apprezzati e portati anche nelle Marche.

L’artista rinascimentale fu “vittima” d’amore per madonna Diana, colei che tutta Foligno, e anche mezza Italia e Europa, veneravano come la più bella. La città umbra è sempre stata anche simbolo di indipendenza. Lo storico Jean-Claude Maire Vigueur sostiene da sempre con forza che, all’epoca in cui Foligno si scontrò con Perugia per il predominio regionale, una sua vittoria “avrebbe aperto la strada in Umbria per un tipo di sviluppo economico, politico e culturale del tutto diverso, mentre la dominazione di Perugia ha fatto di essa il Mezzogiorno dell’Italia centrale, dedito principalmente alle attività agricole e subordinato, dal punto di vista commerciale e finanziario, agli uomini d’affari toscani”. Chissà che ne pensa Perugia (a un’ora di macchina, grazie all’invenzione della 77, contro le due ore di prima).

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