Il primo tedesco a diventare Papa in 500 anni

L’uomo “che ha sfidato il declino dell’Occidente cristiano”, così hanno titolato alcuni giornali, non ha mai amato la ribalta. Benedetto XVI è sempre stato “contro il consumismo, anche quello della fede”. Ha parlato molto meno di altri Papi e per questo in Germania non sempre è stato compreso: dal “Wir sind Papst!” con cui la Bild accoglieva la sua elezione nel 2005, l’entusiastica accettazione cioè di uno sdoganamento (quello di un passato ingombrante), a “Oh mein Gott”, Dio mio, con cui aprì l’altro giornale, la Taz, con evidenti riferimenti al suo passato nella Hitler-Jugend, la gioventù hitleriana (era obbligatorio aderire, Ratzinger disertò nell’aprile del 1945 rischiando la vita). 

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha commentato poche ore dopo la scomparsa del Papa emerito, primo tedesco a guidare il Vaticano in cinquecento anni: “Benedetto XVI è stato un leader ecclesiastico speciale per molti, non solo in questo Paese. Il mondo perde una figura formativa della Chiesa cattolica, una personalità combattiva e un intelligente teologo”.

“L’unità della cristianità e il dialogo tra le religioni, la coesistenza tra la religione e la società erano particolarmente vicini al suo cuore. Ha cercato il dialogo con gli ebrei e con i musulmani, oltre che con tutti i cristiani nel mondo” ha sottolineato il presdente tedesco Frank-Walter Steinmeier, aggiungendo riguardo al problema degli abusi sessuali: “In questo ambito si era mostrato particolarmente responsabile. Benedetto sapeva della grande sofferenza delle vittime e dell’immenso danno per il credibilità della Chiesa”. “Uno dei rappresentanti più combattivi e significativi del pensiero religioso del nostro tempo” le parole dell’ex cancelliera Angela Merkel. 

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