“Ci vogliono due Stati. Il vero problema è il commercio delle armi”. Papa Francesco parla di Gaza e del mondo in fiamme

“La guerra in Terra Santa mi fa paura. Ogni guerra è una sconfitta. Non si risolve nulla con la guerra. Niente. Tutto si guadagna con la pace e con il dialogo. Due popoli che devono vivere insieme con quella soluzione saggia dei due Stati. L’accordo di Oslo, due Stati ben limitati e Gerusalemme con uno status speciale”. 

La preoccupazione di Papa Francesco è tutta in un’intervista al Tg1. Rivela i suoi contatti con la parrocchia di Gaza. “Li chiamo tutti i giorni e c’è anche una suora argentina lì e il parroco era a Betlemme nel momento che è scoppiato tutto questo e non è riuscito a tornare, perché era andato a Betlemme ad acquistare medicine. Adesso è a Gerusalemme ma non può entrare… In quella parrocchia ci sono 563 persone, tutti cristiani e anche qualche musulmano. Bambini ammalati dei quali si prendono cura le suore di Madre Teresa”.

La sua è una denuncia anche al commercio delle armi: “Una persona che capisce di investimenti mi ha detto che oggi quelli che rendono danno più reddito sono le fabbriche delle armi… Ci sono tante altre guerre nel mondo che a noi non toccano: Kivu, lo Yemen, il Myanmar con i Rohingya che sono dei martiri. Il mondo è in guerra, ma c’è l’industria delle armi dietro”. 

Oltre ovviamente al conflitto in corso tra Ucraina e Russia sul quale il Pontefice è chiaro e chiude le polemiche su chi l’aveva accusato di scarso supporto alla causa di Kiev: “Il popolo ucraino è un popolo martire, ha avuto persecuzioni al tempo di Stalin molto forti… Ho ricevuto il presidente Zelensky, lo capisco ma ci vuole la pace. Fermatevi, fermatevi un po’ e cercate un accordo di pace, gli accordi sono la vera soluzione. Per tutti… Il secondo giorno della guerra in Ucraina sono andato all’ambasciata russa, ho sentito che dovevo andare lì e ho detto che ero disposto ad andare da Putin se serviva a qualcosa. L’ambasciatore è bravo, ha finito adesso, è un funzionario della Russia. E da quel momento ho avuto un colloquio con l’ambasciata russa. Quando io presentavo dei prigionieri, andavo lì e loro li liberavano, hanno liberato anche persone di Azov. L’ambasciata si è comportata molto bene nel liberare le persone che si potevano liberare. Ma il dialogo si è fermato lì. In quel momento mi scrisse Lavrov: ‘Grazie se vuole venire, ma non è necessario’. Io volevo andare da entrambe le parti”. 

Papa Francesco – che nell’intervista scherza anche: “Sto ancora vivo” – non dimentica neanche il dramma dei migranti che non ha al momento una soluzione condivisa. “L’Europa deve essere solidaleIo sono figlio di migranti, ma in Argentina siamo 46 milioni e gli indigeni sono solo 6 milioni, non di più. Gli altri tutti migranti. È proprio un Paese fatto di migrazioni: italiani, spagnoli, ucraini, russi, Medio Oriente, tutti. Il mio papà lavorava alla Banca di Italia, è andato lì da migrante, è rimasto lì ed è morto lì, ha fatto la famiglia lì. Per me l’esperienza della migrazione è una cosa esistenziale forte. Ci sono state migrazioni brutte nel dopoguerra ma oggi è sempre molto drammatica e sono cinque i Paesi che soffrono più la migrazione: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. L’Europa deve essere solidale con questi cinque Paesi”.

Le domande finali sono sulla Cop 28 sul clima (“Sì, andrò a Dubai. Credo che partirò il primo dicembre fino al 3 dicembre. Starò tre giorni lì), sull’accusa che gli fanno di essere di sinistra (“La vera questione è questa: è coerente, non è coerente?”) e sul calcio (“Maradona, giocatore grande ma come uomo un fallito”, loda Messi ma al primo posto c’è Pelè “il grande signore, un uomo di cuore”).

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