Quando alla Var c’è Putin. E sul rigore gli Azzurri rimangono muti

“L’Italia deve qualificarsi a Euro 2024, altrimenti sarebbe un disastro”. Le aprole di Aleksander Ceferin, presidente della Uefa, stonavano un po’ poche ore prima della partita decisiva di Leverkusen, ma, come spiegavano solerti i suoi funzionari, era solo un augurio per una nazionale sfortunata, la nostra.

Dopo aver mancato le qualificazioni per due mondiali di fila, gli Azzurri avevano due risultati su tre contro l’Ucraina (anche un pareggio andava bene) per difendere il titolo dell’Europeo in Germania il prossimo anno. Purtroppo è successo l’imprevedibile. Nel recupero del secondo tempo, sullo zero a zero, il nostro Cristante ha commesso un fallo clamoroso su Mudryk. Un rigore netto: trasformato il rigore, si sarebbe qualificata la nazionale di Kiev. E qui viene il bello.

L’arbitro non lo fischia e la sala Var, che a Ginevra hanno fatto nascere proprio per episodi eclatanti come questi, non lo ha richiamato. Un penalty visto da tutto il mondo, ma evidentemente in sala regia erano già andati a farsi un aperitivo.

Dopo aver sudato freddo, il ct Spalletti e i giocatori azzurri avrebbero potuto dire qualcosa e invece niente. Muti i nostri e non vedenti in sala Var: il cammino per la gloria è, evidentemente, irto di ostacoli. “Con questo risultato Ceferin ha realizzato il suo sogno” hanno scritto, neanche troppo cattivi, in Ucraina. Secondo l’inglese Daily Mail l’Italia si è qualificata in “circostanze sospette”.

Ma c’è anche chi ha parlato apertamente di “mafia”. Forse bastava ammettere tutto. O magari dire che un rigore al ’93 non si dà, facendo finta di non conoscere le regole. Eppure, non una parola. Sembrava la sala Var di Leverkusen.

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