(articolo di Giovanni Rodolfi) – Se l’Italia è la patria del vino il Belgio lo è sicuramente della birra. In questo paese troviamo una tale varietà da stupire chiunque.
Per gli appassionati della birra il Belgio è una tappa fondamentale. E’ il paradiso brassicolo per eccellenza. Ogni angolo del territorio parla di birra. Si passa dalle birre artigianali di poche centinai di ettolitri, alle grandi birrerie dalle produzione di milioni di ettolitri di birra. Dalle birre aromatizzate con ciliegie, alle più tradizionali che utilizzano il luppolo. Dalle birre a fermentazione in botti di rovere a quelle che sfruttano l’alta tecnologia delle nuove resine.
Possiamo dire che ogni paesino ha la sua birra. Come fanno? In uno spazio poco superiore alla Lombardia? Con un’altissima concentrazione di popolazione, i belgi, sono riusciti a mantenere invariati secoli di tradizioni. Sono passate mode ed eventi senza intaccare la loro voglia di fare birra e, naturalmente, di berla.
Basta entrare in questo territorio, qualsiasi sia il mezzo, e subito ti accorgi che qualcosa di diverso c’è nella vita delle persone che vi risiedono. Questa passione per la birra è presente in qualsiasi Brasserie (così si chiamano i bar). Entri, ti siedi e subito ti accorgi che non hai molta scelta, anzi la scelta è vastissima, ma elusivamente di birra; e sei hai un po’ di fortuna trovi uno dei tanti italiani che sono arrivati in questa nazione a lavorare nelle miniere; oppure, incontri un Maitrè (gestore) che inizierà a spiegarti le differenze organolettiche tra una birra e l’altra. Vi racconterà di quella volta che è entrato in una di quelle rare birrerie dove si producono solo birre artigianali. Dove ogni cotta è diversa dalle altre e dove, il Mastro Birraio, è “un’istituzione”.
A queste birre non viene inoculato nessun ceppo prescelto di lievito, ma vengono lasciate raffreddare sotto il tetto della birreria affinché i lieviti presenti nell’aria possano entrare e dare inizio alla trasformazioni degli zuccheri. Unica nazione al mondo, dove si riesce a fare ancora questo (forse). Il colore è simile all’ambra. Si chiamano Lambic e spesso sono vendute in bottiglie con tappo in sughero come si riserva alle migliori bollicine.
Le Gueuze, invece, sono il frutto della sapiente esperienza del mastro birraio. E’ lui che sa dosare Lambic giovani con altre già invecchiate per creare cocktails unici. Sono arrivati al punto di metterci anche la frutta per cambiare le carte in tavola ed ottenere birre che al palato ci ricordano il frutto utilizzato per la rifermentazione. Nelle KRIEK troviamo le ciliege e nelle FRAMBOZEN lamponi. Se guardate in controluce queste birre vi sembrerà di avere nel bicchiere un “novello”, color rubino.
Ma le sorprese non sono finite. Possiamo vederci passare sotto il naso anche dei bicchieri contenenti birre dal colore bianco latte. Sono le Bière BLANCHE, che contengono ancora i lieviti e quindi risultano molto torbide, e bianche proprio simili al latte. Birre leggere, molto dissetanti. I più religiosi potranno godersi le birre prodotte dalle sapienti mani di monaci che, tra un’orazione e l’altra, realizzano birre a dir poco celestiali. Dopo una birra di queste il paradiso ti sembra facilmente raggiungibile anche a piedi: Le Birre TRAPPISTE, prodotte all’interno di monasteri da frati che dedicano a tali “elisir” tutte le cure amorevoli, necessarie per ottenere un prodotto deciso che si fa ricordare per corpo, aroma e colore.
Dalle stesse parsimoniose cure alcuni monasteri producono anche formaggio, caramelle e miele. Vi invito a cercare questi luoghi dove il tempo sembra si sia fermato, invitandovi a soggiornare qualche giorno tra le mura di queste oasi che ritemprano corpo e spirito. Andate in Belgio e vedrete che le sorprese, anzi le birre, non finiscono mai. Meditate gente, meditate…