Antonetti: “Una città abbandonata e tradita. La ricostruzione non c’è mai stata. Teramo deve tornare ad essere attrattiva”

“Il sindaco uscente non era quello del terremoto, ma quello della ricostruzione. Non dimentichiamolo”.

Nel sottolineare “i fallimenti” dell’attuale amministrazione, l’avvocato Carlo Antonetti va dritto al punto. Tutto ciò che Gianguido D’Alberto vanta come risultato di buon governo (aver posto in questi cinque anni, a suo giudizio, le basi per una rinascità della città), Antonetti lo smentisce. Sull’identità della Teramo attuale la vedono in maniera proprio differente. Un capoluogo di provincia “abbandonato e tradito” secondo il candidato del centrodestra che comincia così, nell’intervista al nostro giornale, la sua “critica profonda” all’amministrazione in carica. 

“Dobbiamo riportare Teramo in serie A, farla tornare ad essere bella e attrattiva” dice l’avvocato. Sì perchè i cahiers de doléances, l’elenco delle cose non fatte da D’Alberto, è lungo.

Due sono i concetti su cui si basa la speranza del cambiamento. “Dobbiamo riportare i cittadini ad essere il centro dei nostri interessi e rendere attrattiva la città, anche nell’immagine”. In concreto, secondo Antonetti: Teramo ha perso appeal “perchè la ricostruzione non c’è mai stata, basta portare ad esempio il Municipio” e poi “la macchina amministrativa è scadente”; “hanno deciso di non decidere, vedi la questione Stadio”; hanno abbandonato il centro della città al suo destino “e se non funziona il cuore, non funziona il sistema Teramo”.

Antonetti parla di una città che ha bisogno non di un ritocco, ma di una rivoluzione. Che parte dai giovani (“Devono avere l’orgoglio di essere teramani”), dallo Sport (a cui il candidato dedica un’attenzione particolare, essendo stato presidente, vincente, del Teramo basket, proponendo una Consulta e un investimento sugli impianti), dalla creazione di uffici tematici dedicati all’Europa e ai fondi Pnrr e dall’attenzione alle scuole, ma inevitabilmente si conclude con la Cultura. Sulla sua Cittadella, che dovrà essere un fiore all’occhiello della città, nel trasferimento nel complesso dell’ex Manicomio di una parte del Polo umanistico, nella integrazione dell’Università alla vita cittadina, “nella costruzione di una pittaforma culturale più moderna che metta a sistema tutti i luoghi della Cultura, musei, biblioteche, archivi, mediateche, siti archeologici”. 

Sì, perchè sui monumenti Antonetti ci fa notare che il merito che si è preso D’Alberto nel reperimento dei fondi in realtà “è della Regione”.

Ecco un altro punto a favore di Antonetti in questa tornata elettorale. La filiera. “Abbiamo un governo di centrodestra a livello nazionale, e così anche la Regione, e anche le Marche, con cui Teramo storicamente parla e si confronta”. Un unico grande bacino in cui si possano studiare soluzioni sinergiche. Anche sul Turismo, “su quello religioso che non è stato valorizzato” e che può essere messo appunto “in filiera” con le altre destinazioni, e  su quello “laico”: “Teramo è un tesoro nascosto”.

Sarà la coalizione di centrodestra, “unito, ma il progetto nasce da un civismo forte e radicato e da appartenenze diverse”, a guidare Teramo verso il futuro?

I sondaggi dicono che i due candidati, Antonetti e D’Alberto, sono pressochè appaiati nelle intenzioni di voto, con Maria Cristina Marroni come outsider. “Ma io voglio vincere al primo turno” sottolinea l’avvocato Carlo, che sarà il favorito se si va al ballottaggio, anche perchè su alcuni punti la terza candidata è sulla stessa lunghezza d’onda. Ma saranno i dettagli a decidere la contesa. E ritorniamo al punto da cui siamo partiti: che Teramo vedono gli elettori? Il bicchiere mezzo pieno o quello mezzo vuoto? La Teramo che sarà o quella attuale?

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