Un politico d’altri tempi. Addio a Adriano Vissani

(articolo di Maurizio Verdenelli) – E lo ricordo ancora quando alla sua seconda, consecutiva carica da sindaco (non c’era ancora l’elezione diretta) decretata dal consiglio comunale di San Severino Marche, lo definii sul ‘Messaggero’ così: Adriano II. ‘Adrianus Imperator’ (di noialtri, con rispetto per Marguerite Yourcenar) di uno dei maggiori e più estesi territorialmente comuni maceratesi (“quasi fa provincia” celiava lui) Vissani era qualcosa di rilevante nella pancia della Balena Bianca: proconsole della componente di sinistra della Dc.

In questa Vandea in salsa maceratese era infatti l’unico esponente di questa corrente dominatrice, sì nel capoluogo, con gli onorevoli Ciaffi, Sposetti e l’avv. Cingolani (l’abilissimo ‘Dottor Sottile’ Carlo) tuttavia perdente sul resto o quasi del territorio provinciale che in casa Dc si riferiva al potente sottosegretario alle Finanze sen. Rodolfo Tambroni.

Altri tempi, certo, ma erano quelli post guerra con molti addentellati a ‘Macerata granne’. I nuovi tempi, consapevolmente o no, furono proprio aperti da Adriano Secondo. Certo, procacciati soprattutto dall’attivissima prof. Liana Lippi, socialista la quale da talent scout aveva intuuto dal successo da un giovane scrittore (presente un pomeriggio in città), il laico messia o meglio il novello capitano Achab capace di arpionare ed affondare la Balena Bianca. Il nome? Vittorio Sgarbi. Liana telefonò la sera stessa ad Ivo Costamagna, sindaco socialista e subito fu concertata la riunione segreta per la ‘revolucion’ culturale settempedana.

Adriano che amava la Cultura (ha fondato l’Università della Terza Età) aderì nell’accoglienza di Vittorio che poi divenne, per gradi, sindaco e per sempre – a ben pensarci – settempedano. Ed amico di Adriano ab aeterno. 

sopra: Vissani, Rosa Piermattei e Sgarbi (teatro Feronia, 7 Aprile 2023)

Il 7 Aprile di due anni, il teatro Feronia – che Vissani ha voluto tornasse all’antico splendore, assessore alla Cultura, Fulvio Fulvi ora ‘firma’ di Avvenire – i due hanno rinnovato sul palco i loro voti amicali a fianco della sindaco Rosa Piermattei. Adriano, come Cincinnato tornando alle sue Georgiche, Vittorio ancora, seppur per breve tempo, al suo ruolo di sottosegretario alla Cultura. Nelle cui vesti aveva quel 7 Aprile inaugurato il largo Giorgio Zampa, l’amico di Eugenio Montale (che proprio da Fulco Bellabarba aveva stampato il libro di poesie “Xenia” che di lì a poco gli avrebbe meritato il Nobel) e fondatore del Premio Salimbeni.

Erano tempi di San Severino granne, allora, non percossa ripetutamente da due terremoti tanto che domenica prossima la sindaco Rosa Piermattei conferirà la cittadinanza onoraria al commissario alla Ricostruzione, sen. Guido Castelli.

Anche il mio amico Vissani come peraltro l’arch. Luigi Cristini, seppure non fosse per entrambi – per partito preso – ‘Il Messaggero’ giornale di riferimento, meriterebbe post mortem non dico una via, o una piazza, ma senz’altro un largo, un giardino. In memoria dell’amore verso una città nobile ai confini di quelle montagne in cui fu tra tanti altri, partigiano sulle pendici di Gaglianvecchio, un certo Enrico Mattei al cui nome l’Adriano è stato sempre fedele. (in copertina: Adriano Vissani con il giornalista Maurizio Verdenelli)

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